|
|
|
|
|
|
|
|
(DOMENICO RUGGIERO)
Tu che vedi al di là del muro,
posto davanti agli occhi miei,
un fresco giaciglio sul quale
rinfrancare le mie scarse energie,
svegliami nel momento più opportuno
per non farmi perdere l’appuntamento
con la biga alata,
che mi porterà
direttamente ove io desidero
e lì incontrerò gli amici dell’onestà,
che ho perso da parecchio tempo.
Il desiderio del Noi nell’algebra dell’alltrove.
Si tratta di una poesia che coglie il proprio desiderio, ma, al tempo stesso, è una poesia che si fa desiderare. Essa, desidera vedere, ascoltare, osservare, volare, laddove la speranza dei sensi non può pretendere ragioni e cause finali.
Il ‘Tu’ raccoglie con un solo ritmo d’amore il volto dei trascendenti. Ecco che, a questo punto, l’al di là diviene la verità ‘muro’, ma anche il ‘muro’ della verità; e cioè “la possibilità di ‘desiderare’ quel muro per riconoscere che vi è un (di) dietro. Dietro, si nasconde l’oltre, l’altrove: l’altrove non del limite, ma dell’altra vita”.
E’ intuibile scorgere un Io che sogna; un Io che realizza i propri sogni e che si rapporta incessantemente con un Tu avvalorante. Entrambi si sostengono astraendosi nell’abbraccio del “noi”. In questa poesia, vi è un conatus, una forza, un impulso che spinge verso l’altrove, verso l’altrove di ‘noi stessi’, del noi (tra gli stessi) e cioè degli Io e dei Tu e dei Tu=Io=Noi. Ma l’Io prende comunque le distante dal Tu per assicurarsi un ponte che segni l’incontro nel nome del “Noi’ dell’onestà e della sana coerenza di un paesaggio singolare.
Dott. Fabio Squeo
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|